di Gianmario Girasole
Ieri a Tokyo nella finale del grande torneo da un milione di dollari organizzato da One Champioship Giorgio Petrosyan ( nella foto con il fratello Armen, con il coach Ermes Di Francesca e con il dott. Loris Pegoli) ha annichilito il forte francese Samy Sana, con tre round basati su schivate, sull’ efficacia della sua boxe e neutralizzando con la consueta intelligenza i tentativi del suo avversario, che venendo dalla thai cercava soprattutto di colpire con ginocchiate che in precedenza avevano fatto molto male ad avversari illustri.
Ora per Giorgio si profilano all’ orizzonte, come dichiarato nella conferenza stampa post match, avversari come Buakaw e Yodsenklai, il primo già affrontato nel lontano 2007 che si concluse con un verdetto di parità che non convinse del tutto, mentre con il secondo sarebbe la prima volta.
Comunque uno o l’ altro, pur essendo grandissimi campioni, non impensieriscono certo Giorgio che ha sempre detto di essere pronto ad affrontare chiunque.
Ma quello che voglio sottolineare oggi è un altro aspetto che va al di là delle indubbie qualità tecniche di Petrosyan ossia il suo essere innanzitutto un campione di stile, un atleta che non conosce il significato del trash talking, che ha sempre un rispetto massimo per gli avversari e soprattutto un campione che non ha mai una reazione sopra le righe, segno di un grande equilibrio ma soprattutto di valori unici in un uomo che già da piccolo ha conosciuto la vita reale e le sue insidie ma ha saputo crescere ed affermarsi proprio in virtù di questi valori che lo hanno portato in cima al mondo facendone una leggenda sportiva.
Un campione fra i campioni, un fighter che mette d’ accordo tutti e che noi italiani siamo ben felici di goderci e di mostrarlo con orgoglio come un simbolo dello sport e del Tricolore.
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