Di Luca Della Rosa
A chiusura di colosseum, pur stanchi ma in orario come da programma previsto, mi fermo a scambiare due parole con Gianmario Mereu, che da un anno sta promuovendo i colori Fight1 in Sardegna.
D: Siamo al secondo Evento Fight1 in Sardegna da te organizzato, e ti stai dando da fare anche grazie alla tua passione a promuovere le MMA nella tua isola anche per Fight1. Che idea proponi per le MMA in Sardegna?
R:Il mio impegno è da sempre profuso per permettere agli atleti sardi di competere senza per forza sempre muoversi verso il continente. Il mio galà PRO annuale, il Colosseum numerato, dava questa possibilità ma solo agli atleti PRO e solo una volta all’anno. Il progetto Indoor, nato anche sotto l’egida di Fight1, voleva invece aprire più occasioni ai dilettanti, e dargli poi come palcoscenico finale il galà PRO annuale, ma grazie anche a questa collaborazione e le relazioni internazionali tessute da Fight1, auspico ad aperture a possibilità ancora più grandi. Quindi promuovere un vivaio di atleti in casa, attraverso una serie di eventi, sono sicuro che potrà aprirci anche questa prospettiva nel giro di qualche tempo. dare 5/6 match l’anno agli atleti locali, senza bisogno di spostarsi, poi il palcoscenico del mio evento PRO in summer edition e la relazione di collaborazione con Fight1, sono sicuro che aumenterà la possibilità per gli atleti sardi di avere nuove occasioni e sempre più importanti.
D:In italia,, anche come Fight1 ma non solo, siamo partiti bene una dozzina di anni fa nel nostro paese, poi è successo qualcosa che secondo me ha prospettato false illusioni con paradossi tipo i manager per dilettanti e promotion che hanno cominciato a pagare borse che non si potevano tenere nel tempo in un mercato come quello italiano (come poi è avvenuto), personaggi social che hanno cominciato a innescare o demolire atleti senza cognizione di causa, e lil movimento delle MMA italiane, secondo me, ha sofferto tutto questo in modo particolare, dividendo ancora di più le organizzazioni come la nostra (che ha comunque fatto i suoi errori) e il movimento tutto. Cosa faresti per dare una mano a riorganizzare e unire il movimento delle MMA italiane, sia per quanto riguarda organizzazioni come l a nostra che può dare sbocchi internazionali importanti con GAMMA per i dilettanti e ONE per i PRO, sia per le federazioni, enti e gli altri movimenti che promuovono questo settore?
R: intanto ciò che il movimento ha sofferto è stato in primis l’atleta nomade, le scuole che si rubano atleti l’un con l’altro, i manager sul niente, la promozione sui social che da una parte le ha dato visibilità e resa per tutti, ma dall’altra ha creato un flusso cognitivo sul settore sfalsato dove non è possibile perdere, non ci si può mettere davvero in gioco, dove si passa PRO senza match dilettantistici alle spalle, dove ci sono anche buoni atleti ma figli di nessuno ch credono di potersi muovere senza fare invece percorsi efficaci e funzionali alla crescita dell’atleta, come avviene invece nelle realtà estere. La mia proposta è di non intervenire su quello che “ormai è cosi” ma di puntare, come nel progetto Ludus Magnus al settore giovanile, educando nuove leve verso percorsi amatoriali fin da giovani che possano accompagnarli ad una crescita graduale e forte che rimanga nel tempo e possa portarli davvero a occasioni di rilievo che si possano così presentare costanti nel tempo. poi organizzare punti di contatto tra i coach esistenti in sinergia e collaborazione allo scopo di aiutarsi ad avere obiettivi comuni, e creando poi formazione per gli aspiranti docenti con queste basi investendo sulle prossime generazioni di questo settore.
D: Come pensi di sviluppare e di collaborare con Fight1 a livello italiano con il progetto Ludus Magnus?
R: Ho un atleta di 13 anni già al quinto match a contatto pieno (con regole GAMMA senza colpi alla testa) e come tu hai visto ieri sera, i rischi sono ridotti al minimo e i genitori presenti erano partecipi senza timori perchè si rendevano conto che i rischi erano minimi e questo è frutto del rapporto di formazione e conoscenza che instauro con loro. Nel sistema attuale, il problema più grosso è competere non prima dei 16 anni nel contatto pieno, oppure solo attraverso il light che però sfalsa la preparazione effettiva ed efficace che richiedono le MMA a 360 gradi, e infatti poi nelle competizioni estere, dove la filosofia e l’approccio è diverso, si trovano atleti 17enni che hanno già decine di match e i nostri sono lontani da quel tipo di preparazione. Detto ciò non bisogna perdere di vista la tutela dell’atleta, e questa formula che presento in Ludus Magnus serve proprio per fare andare a braccetto possibilità di crescita e sicurezza,
Come hai visto in card avevo 14 ragazzi minorenni nel contatto pieno ed il risultato non solo è stato spettacolare ed efficace anche verso i genitori presenti, ma i rischi son stati pressoché azzerati.
D: sei da un anno in Fight1, come ti trovi?
R: ho trovato in Carlo una persona competente e straordinaria, grande comunicatore, come anche vedo in te una persona capace e intelligente. Però io faccio un passo alla volta e come in un combattimento prendo le misure per conoscere ed essere efficace. Sono un ottimo soldato, ma se devo servire un grande condottiero, e se per il progetto comune ci sono obiettivi e comunione di intenti comuni faremo grandi cose insieme. Sia chiaro, non sono venuto in Fight1 per instaurare un rapporto ti tipo parassitario, perchè voglio qualcosa e se mi dai, do, ma piuttosto per instaurare un rapporto che permetta sinergie, cioè simbiotico dove lo scambio sia reciproco e proficuo a raggiungere gli obiettivi comuni.